tag:blogger.com,1999:blog-50918684106499510062024-03-08T17:22:51.246+01:00CanadaManuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.comBlogger34125tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-83809941045464983582009-11-30T09:36:00.000+01:002009-11-30T09:37:05.762+01:001 gennaio 2010Con tristezza, immensa tristezza<div>lascio l'Italia</div><div><br /></div>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-74233917132993630102009-11-30T09:35:00.000+01:002009-11-30T09:36:02.141+01:00"Figlio mio, lascia questo Paese"<span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans Unicode', 'Lucida Sans', LucidaGrande, Geneva, Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; color: rgb(34, 34, 34); line-height: 18px; "><h1 style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 3px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 5px; padding-left: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 27px; color: rgb(0, 56, 107); line-height: 30px; "><span class="Apple-style-span" style="font-family:'Lucida Grande', 'Lucida Sans Unicode', 'Lucida Sans', LucidaGrande, Geneva, Arial, Verdana, sans-serif;font-size:100%;color:#222222;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; font-weight: normal; line-height: 18px;"><br /></span></span></h1>Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. <br /><br />Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai. <br />Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza. <br /><br />Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio. <br /><div class="ad-box" style="margin-top: 5px; margin-right: 5px; margin-bottom: 5px; margin-left: 5px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; float: left; "></div><br />Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi. <br /><br />Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni. <br /><br />Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché. <br /><br />Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze. <br /><br />Preparati comunque a soffrire. <br /><br />Con affetto, <br />tuo padre <br /><br /><i style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; word-spacing: -0.001em; "><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0); font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 14px; ">di PIER LUIGI CELLI</span></i></span><div><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans Unicode', 'Lucida Sans', LucidaGrande, Geneva, Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; color: rgb(34, 34, 34); line-height: 18px; "><i style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; word-spacing: -0.001em; "><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0); font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 14px; "></span>L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.</i> <br />(<i style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; word-spacing: -0.001em; ">30 novembre 2009</i>)</span></div>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-65098924412510408622009-06-29T17:07:00.002+02:002009-06-29T17:13:22.336+02:00«Scappo. Qui la ricerca è malata»Lettera della precaria che scoprì i geni del linfoma<br />Una laurea in Medicina, due spe cializzazioni, anni di contratti a termine: borse di studio, co.co.co, consulenze, contratti a progetto, l’ultimo presso l’Istituto di geneti ca dell’Università di Pavia. Rita Cle menti ( foto a sinistra), 47 anni, la ricercatrice che ha scoperto l’origi ne genetica di alcune forme di lin foma maligno, in questa lettera in dirizzata al presidente della Re pubblica Napolitano racconta la sofferta decisione di lasciare l’Italia. Da mercoledì 1˚luglio lavorerà come ricercatrice in un importante centro medico di Boston.<br /> <br />Caro presidente Napolitano, chi le scrive è una non più giovane ricercatrice precaria che ha deciso di andarsene dal suo Paese portando con sé tre figli nella speranza che un’altra nazione possa garantire loro una vita migliore di quanto lo Stato italiano abbia garantito alla loro madre. Vado via con rabbia, con la sensazione che la mia abnegazione e la mia dedizione non siano servite a nulla. Vado via con l’intento di chiedere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinunciando ad essere italiana.<br />Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata. La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca ci sono tantissime realtà che non vengono denunciate per paura di ritorsione perché, spesso, chi fa ricerca da precario, se denuncia è automaticamente espulso dal «sistema » indipendentemente dai risultati ottenuti. Chi fa ricerca da precario non può «solo» contare sui risultati che ottiene, poiché in Italia la benevolenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro. Chi fa ricerca da precario deve fare i conti con il rinnovo della borsa o del contratto che gli consentirà di mantenersi senza pesare sulla propria famiglia. Non può per mettersi ricorsi costosi e che molto spesso finiscono nel nulla. E poi, perché dovrebbe adire le vie legali se docenti dichiarati colpevoli sino all’ultimo grado di giudizio per aver condotto concorsi universitari violando le norme non sono mai stati rimossi e hanno continuato a essere eletti (dai loro colleghi!) commissari in nuovi concorsi?<br />Io, laureata nel 1990 in Medicina e Chirurgia all’Università di Pavia, con due specialità, in Pediatria e in Genetica medica, conseguite nella medesima Università, nel 2004 ho avuto l’onore di pubblicare con primo nome un articolo sul New England Journal of Medicine i risultati della mia scoperta e cioè che alcune forme di linfoma maligno possono avere un’origine genetica e che è dunque possibile ereditare dai genitori la predisposizione a sviluppare questa forma tumorale. Ta le scoperta è stata fatta oggetto di brevetto poi lasciato decadere non essendo stato ritenuto abbastanza interessante dalle istituzioni presso cui lavoravo. Di contro, illustri gruppi di ricerca stranieri hanno confermato la mia tesi che è diventata ora parte integrante dei loro progetti: ma, si sa, nemo profeta in Patria.<br />Ottenere questi risultati mi è costato impegno e sacrifici: mettevo i bambini a dormire e di notte tornavo in laboratorio, non c’erano sabati o domeni che...<br />Lavoravo, come tutti i precari, senza versamenti pensionistici, ferie, malattia. Ho avuto contratti di tutti i tipi: borse di studio, co-co-co, contratti di consulenza... Come ultimo un contratto a progetto presso l’Istituto di Genetica medica dell’Università di Pavia, finanziato dal Policlinico San Matteo di Pavia.<br />Sia chiaro: nessuno mi imponeva questi orari. Ero spinta dal mio senso del dovere e dalla forte motivazione di aiutare chi era ammalato. Nel febbraio 2005 mi sono vista costretta a interrompere la ricerca: mi era stato detto che non avrei avuto un futuro. Ho interrotto una ricerca che molti hanno giudicato promettente, e che avrebbe potuto aggiungere una tessera al puzzle che in tutto il mondo si sta cercando di completare e che potrebbe aiutarci a sconfiggere il cancro.<br />Desidero evidenziare proprio questo: il sistema antimeri tocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa Nazione. Una «buona ricerca» può solo aiutare a crescere; per questo motivo numerosi Stati europei ed extraeuropei, pur in periodo di profonda crisi economica, hanno ritenuto di aumentare i finanziamenti per la ricerca.<br />È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no. Se il malcostume non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica conseguenza quella di potenziare le lobby che usano le Università e gli enti di ricerca come feudo privato e che così facendo distruggono la ricerca.<br />Con molta amarezza, signor presidente, la saluto. <br />Rita Clementi <br />29 giugno 2009Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-81013062803444613022009-03-18T17:59:00.002+01:002009-03-18T18:05:07.202+01:00Il Papa a favore dell'AIDS. Diamogli una chance!Il papa in Camerun: no all'uso del preservativo. <br /> <br />Durante la prima tappa del suo viaggio in Africa, a Yaounde<br />in Camerun, Benedetto XVI ha attaccato l'uso del<br />preservativo definendolo pericoloso nella lotta all'aids.<br />Secondo il pontefice, l'astinenza resta l'arma migliore.<br />L'Angola, prossima tappa del viaggio di Ratzinger, è uno<br />dei pochi paesi in cui l'aids, grazie alla costante<br />promozione dell'uso del profilattico, non è diventato un<br />problema di massa. "L'ultima cosa di cui gli africani hanno<br />bisogno è che la religione gli chieda di non fare uno dei<br />pochi gesti in grado di salvargli la vita", commenta Ela<br />Soyemi del Guardian. <br /><br />http://www.guardian.co.uk/world/2009/mar/17/pope-africa-condoms-aidsManuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-89790221530177957582009-02-09T09:45:00.001+01:002009-02-09T09:45:47.795+01:00La CuraTi proteggerò dalle paure delle ipocondrie,<br />dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.<br />Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,<br />dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.<br />Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,<br />dalle ossessioni delle tue manie.<br />Supererò le correnti gravitazionali,<br />lo spazio e la luce<br />per non farti invecchiare.<br />E guarirai da tutte le malattie,<br />perché sei un essere speciale,<br />ed io, avrò cura di te.<br /><br />Vagavo per i campi del Tennessee<br />(come vi ero arrivato, chissà).<br />Non hai fiori bianchi per me?<br />Più veloci di aquile i miei sogni<br />attraversano il mare.<br /><br />Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.<br />Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.<br />I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,<br />la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.<br />Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.<br />Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.<br />Supererò le correnti gravitazionali,<br />lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />TI salverò da ogni malinconia,<br />perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...<br />io sì, che avrò cura di te.<br /><br />da L'Imboscata - Franco BattiatoManuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-26132575981715551612009-01-31T21:35:00.002+01:002009-01-31T22:08:07.834+01:00post consegna dissertationè passato più di un mese, <br />ho finalmente consegnato la tesi finale di dottorato, <br />tutto dovrebbe essere in ordine, <br />io dovrei sprizzare gioia da tutti i pori,<br />oggi ho pure comperato due paia di calze, <br />ma...<br /><br />... vorrei scappare.<br /><br />mi sento un pesce fuor d'acqua,<br />mi sento infelice,<br />mi sento poco lucida.<br /><br />Non so cosa vorrei dal mio futuro,<br />non so cosa non vorrei dal mio futuro.<br /><br />E non sto vivendo la disoccupazione, <br />o problemi di saluti.<br /><br />Vorrei che qua, vicino al mio letto, <br />ci fosse Napa, <br />e che domani mattina si andasse sul Mont Royal. <br /><br />Vorrei che domani mattina mi alzassi con il sorriso sul viso, <br />e che questo velo di infelicità, volasse via.Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-53273401724288483842009-01-20T22:13:00.002+01:002009-01-20T22:16:49.593+01:00"All this we can do, all this we will do"Oggi leggo, e sogno anch'io. <br /><br />"My fellow citizens:<br /><br />I stand here today humbled by the task before us, grateful for the trust you have bestowed, mindful of the sacrifices borne by our ancestors. I thank President Bush for his service to our nation, as well as the generosity and cooperation he has shown throughout this transition.<br /><br />Forty-four Americans have now taken the presidential oath. The words have been spoken during rising tides of prosperity and the still waters of peace. Yet, every so often the oath is taken amidst gathering clouds and raging storms. At these moments, America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because We the People have remained faithful to the ideals of our forbearers, and true to our founding documents.<br /><br />So it has been. So it must be with this generation of Americans.<br /><br />That we are in the midst of crisis is now well understood. Our nation is at war, against a far-reaching network of violence and hatred. Our economy is badly weakened, a consequence of greed and irresponsibility on the part of some, but also our collective failure to make hard choices and prepare the nation for a new age. Homes have been lost; jobs shed; businesses shuttered. Our health care is too costly; our schools fail too many; and each day brings further evidence that the ways we use energy strengthen our adversaries and threaten our planet.<br /><br />These are the indicators of crisis, subject to data and statistics. Less measurable but no less profound is a sapping of confidence across our land - a nagging fear that America's decline is inevitable, and that the next generation must lower its sights.<br /><br />Today I say to you that the challenges we face are real. They are serious and they are many. They will not be met easily or in a short span of time. But know this, America - they will be met.<br /><br />On this day, we gather because we have chosen hope over fear, unity of purpose over conflict and discord.<br /><br />On this day, we come to proclaim an end to the petty grievances and false promises, the recriminations and worn out dogmas, that for far too long have strangled our politics.<br /><br />We remain a young nation, but in the words of Scripture, the time has come to set aside childish things. The time has come to reaffirm our enduring spirit; to choose our better history; to carry forward that precious gift, that noble idea, passed on from generation to generation: the God-given promise that all are equal, all are free, and all deserve a chance to pursue their full measure of happiness.<br /><br />In reaffirming the greatness of our nation, we understand that greatness is never a given. It must be earned. Our journey has never been one of short-cuts or settling for less. It has not been the path for the faint-hearted - for those who prefer leisure over work, or seek only the pleasures of riches and fame. Rather, it has been the risk-takers, the doers, the makers of things - some celebrated but more often men and women obscure in their labor, who have carried us up the long, rugged path towards prosperity and freedom.<br /><br />For us, they packed up their few worldly possessions and traveled across oceans in search of a new life.<br /><br />For us, they toiled in sweatshops and settled the West; endured the lash of the whip and plowed the hard earth.<br /><br />For us, they fought and died, in places like Concord and Gettysburg; Normandy and Khe Sanh.<br /><br />Time and again these men and women struggled and sacrificed and worked till their hands were raw so that we might live a better life. They saw America as bigger than the sum of our individual ambitions; greater than all the differences of birth or wealth or faction.<br /><br />This is the journey we continue today. We remain the most prosperous, powerful nation on Earth. Our workers are no less productive than when this crisis began. Our minds are no less inventive, our goods and services no less needed than they were last week or last month or last year. Our capacity remains undiminished. But our time of standing pat, of protecting narrow interests and putting off unpleasant decisions - that time has surely passed. Starting today, we must pick ourselves up, dust ourselves off, and begin again the work of remaking America.<br /><br />For everywhere we look, there is work to be done. The state of the economy calls for action, bold and swift, and we will act - not only to create new jobs, but to lay a new foundation for growth. We will build the roads and bridges, the electric grids and digital lines that feed our commerce and bind us together. We will restore science to its rightful place, and wield technology's wonders to raise health care's quality and lower its cost. We will harness the sun and the winds and the soil to fuel our cars and run our factories. And we will transform our schools and colleges and universities to meet the demands of a new age. All this we can do. And all this we will do.<br /><br />Now, there are some who question the scale of our ambitions - who suggest that our system cannot tolerate too many big plans. Their memories are short. For they have forgotten what this country has already done; what free men and women can achieve when imagination is joined to common purpose, and necessity to courage.<br /><br />What the cynics fail to understand is that the ground has shifted beneath them - that the stale political arguments that have consumed us for so long no longer apply. The question we ask today is not whether our government is too big or too small, but whether it works - whether it helps families find jobs at a decent wage, care they can afford, a retirement that is dignified. Where the answer is yes, we intend to move forward. Where the answer is no, programs will end. And those of us who manage the public's dollars will be held to account - to spend wisely, reform bad habits, and do our business in the light of day - because only then can we restore the vital trust between a people and their government.<br /><br />Nor is the question before us whether the market is a force for good or ill. Its power to generate wealth and expand freedom is unmatched, but this crisis has reminded us that without a watchful eye, the market can spin out of control - and that a nation cannot prosper long when it favors only the prosperous. The success of our economy has always depended not just on the size of our Gross Domestic Product, but on the reach of our prosperity; on our ability to extend opportunity to every willing heart - not out of charity, but because it is the surest route to our common good.<br /><br />As for our common defense, we reject as false the choice between our safety and our ideals. Our Founding Fathers, faced with perils we can scarcely imagine, drafted a charter to assure the rule of law and the rights of man, a charter expanded by the blood of generations. Those ideals still light the world, and we will not give them up for expedience's sake. And so to all other peoples and governments who are watching today, from the grandest capitals to the small village where my father was born: know that America is a friend of each nation and every man, woman, and child who seeks a future of peace and dignity, and that we are ready to lead once more.<br /><br />Recall that earlier generations faced down fascism and communism not just with missiles and tanks, but with sturdy alliances and enduring convictions. They understood that our power alone cannot protect us, nor does it entitle us to do as we please. Instead, they knew that our power grows through its prudent use; our security emanates from the justness of our cause, the force of our example, the tempering qualities of humility and restraint.<br /><br />We are the keepers of this legacy. Guided by these principles once more, we can meet those new threats that demand even greater effort - even greater cooperation and understanding between nations. We will begin to responsibly leave Iraq to its people, and forge a hard-earned peace in Afghanistan. With old friends and former foes, we will work tirelessly to lessen the nuclear threat, and roll back the specter of a warming planet. We will not apologize for our way of life, nor will we waver in its defense, and for those who seek to advance their aims by inducing terror and slaughtering innocents, we say to you now that our spirit is stronger and cannot be broken; you cannot outlast us, and we will defeat you.<br /><br />For we know that our patchwork heritage is a strength, not a weakness. We are a nation of Christians and Muslims, Jews and Hindus - and non-believers. We are shaped by every language and culture, drawn from every end of this Earth; and because we have tasted the bitter swill of civil war and segregation, and emerged from that dark chapter stronger and more united, we cannot help but believe that the old hatreds shall someday pass; that the lines of tribe shall soon dissolve; that as the world grows smaller, our common humanity shall reveal itself; and that America must play its role in ushering in a new era of peace.<br /><br />To the Muslim world, we seek a new way forward, based on mutual interest and mutual respect. To those leaders around the globe who seek to sow conflict, or blame their society's ills on the West - know that your people will judge you on what you can build, not what you destroy. To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history; but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist.<br /><br />To the people of poor nations, we pledge to work alongside you to make your farms flourish and let clean waters flow; to nourish starved bodies and feed hungry minds. And to those nations like ours that enjoy relative plenty, we say we can no longer afford indifference to suffering outside our borders; nor can we consume the world's resources without regard to effect. For the world has changed, and we must change with it.<br /><br />As we consider the road that unfolds before us, we remember with humble gratitude those brave Americans who, at this very hour, patrol far-off deserts and distant mountains. They have something to tell us today, just as the fallen heroes who lie in Arlington whisper through the ages. We honor them not only because they are guardians of our liberty, but because they embody the spirit of service; a willingness to find meaning in something greater than themselves. And yet, at this moment - a moment that will define a generation - it is precisely this spirit that must inhabit us all.<br /><br />For as much as government can do and must do, it is ultimately the faith and determination of the American people upon which this nation relies. It is the kindness to take in a stranger when the levees break, the selflessness of workers who would rather cut their hours than see a friend lose their job which sees us through our darkest hours. It is the firefighter's courage to storm a stairway filled with smoke, but also a parent's willingness to nurture a child, that finally decides our fate.<br /><br />Our challenges may be new. The instruments with which we meet them may be new. But those values upon which our success depends - hard work and honesty, courage and fair play, tolerance and curiosity, loyalty and patriotism - these things are old. These things are true. They have been the quiet force of progress throughout our history. What is demanded then is a return to these truths. What is required of us now is a new era of responsibility - a recognition, on the part of every American, that we have duties to ourselves, our nation, and the world, duties that we do not grudgingly accept but rather seize gladly, firm in the knowledge that there is nothing so satisfying to the spirit, so defining of our character, than giving our all to a difficult task.<br /><br />This is the price and the promise of citizenship.<br /><br />This is the source of our confidence - the knowledge that God calls on us to shape an uncertain destiny.<br /><br />This is the meaning of our liberty and our creed - why men and women and children of every race and every faith can join in celebration across this magnificent mall, and why a man whose father less than sixty years ago might not have been served at a local restaurant can now stand before you to take a most sacred oath.<br /><br />So let us mark this day with remembrance, of who we are and how far we have traveled. In the year of America's birth, in the coldest of months, a small band of patriots huddled by dying campfires on the shores of an icy river. The capital was abandoned. The enemy was advancing. The snow was stained with blood. At a moment when the outcome of our revolution was most in doubt, the father of our nation ordered these words be read to the people:<br /><br />"Let it be told to the future world... that in the depth of winter, when nothing but hope and virtue could survive... that the city and the country, alarmed at one common danger, came forth to meet [it]."<br /><br />America. In the face of our common dangers, in this winter of our hardship, let us remember these timeless words. With hope and virtue, let us brave once more the icy currents, and endure what storms may come. Let it be said by our children's children that when we were tested we refused to let this journey end, that we did not turn back nor did we falter; and with eyes fixed on the horizon and God's grace upon us, we carried forth that great gift of freedom and delivered it safely to future generations.<br /><br />January, 20th 2008<br />Barack Obama<br />44th President of USAManuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-53233405130956235622008-12-23T21:45:00.003+01:002008-12-23T21:56:04.263+01:00UN ATTIMOSono arrivata in Italia da 9 giorni.<br /><br />Sto vivendo un forte disorientamento,<br />sto cercando di far tornare tutto come prima, <br />prima dei 9 mesi canadesi.<br /><br />Ma è difficile:<br />vedo la gente arrabbiata; <br />trovo difficile, se non impossibile, accettare tutti gli intrallazzi universitari; <br />non ritrovo i sorrisi e la gentilezza delle persone; <br />non sento i diversi accenti del mondo, e nemmeno i suoi colori;<br />tutta la felicità che avevo a Montrèal per il ritorno in Italia è scomparsa in un attimo.<br /><br />UN ATTIMO<br /><br />Ma ho veramente vissuto l'esperienza canadese?<br />Ma sono stata via veramente per 9 mesi?<br />Ho veramente voglia di stare qui, in Italia?<br /><br />Da 9 giorni non riesco ad essere felice, <br />eppure sono mancata 9 mesi.<br /><br />Ora vado a dormire, <br />e domani torna tutto normale, come prima, <br /><br />IN UN ATTIMO, <br /><br />forse...Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-64022053835636214502008-10-29T20:32:00.009+01:002008-10-29T21:00:32.332+01:00<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SQjA1431iQI/AAAAAAAADio/xrfU7Xq2V8M/s1600-h/23-29ottobre+155+(Large).jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SQjA1431iQI/AAAAAAAADio/xrfU7Xq2V8M/s320/23-29ottobre+155+(Large).jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5262668196614605058" /></a>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-7352023560752691472008-10-29T03:37:00.003+01:002008-10-29T03:53:20.902+01:0029 ottobre: inside - outsideOggi ho trascorso ben 13 ore (e più) in laboratorio. Ero alle prese con "first order disaggregation models" con approccio "random assignment".<br />A fine giornata ero riuscita a far quadrare quasi tutti i modelli e, dopo aver spedito la mail alla prof, e dopo aver rinunciato alla mia gara in go kart con gli amici, ho deciso di andare a casa. <br />Esco e scopro che piove, c'è il vento e fa frescolino...<br />in effetti claudio mi ha detto che il prossimo giovedì dovrebbe arrivare la neve qui a Montreal; forse il tempo si sta preparando. <br />Scendo dal bus, il 165, e mi incammino...<br />piove... piove???<br />secondo me non è solo pioggia... <br />sembra quasi che NEVICHIII!!!!<br />uaho! finalmenteeee!!!!<br />ma la neve è mista ad acqua... chissà...<br /><br />Dopo 1 ora decido di uscire con Napa e Niki per la passeggiata serale. <br />Questa sera si sta in giardino ...<br />e il giardino sta diventando BIANCO!!!<br /><br />Uaho... <br />chissà se domani mattina quando mi sveglierò la natura vorrà farmi il REGALO della neve!!!<br /><br />Speriamo, per ora pensiamo ai modelli disaggregati e alla parcellizzazione a random!Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-75632170576633781862008-10-22T19:35:00.000+02:002008-10-22T19:36:13.203+02:001950 - 2008"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.<br />Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.<br />Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei<br />Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-7227493385709312772008-10-15T21:08:00.001+02:002008-10-15T21:10:36.815+02:00fermiamoci e pensiamoci...ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".</p> <p>La verità, la sola oscena verità che, in ore come queste, appare con tragica evidenza è che Roberto Saviano è un uomo solo. Non so se sia giusto dirlo già un uomo immaginando o pretendendo di rintracciare nella sua personalità, nella sua fermezza d'animo, nella sua stessa fisicità la potenza sorprendente e matura del suo romanzo, Gomorra. Roberto è ancora un ragazzo, a vederlo. Ha un corpo minuto, occhi sempre in movimento. Sa essere, nello stesso tempo, malizioso e insicuro, timidissimo e scaltro. La sua è ancora una rincorsa verso se stesso e lungo questo sentiero è stato catturato da uno straordinario successo, da un'imprevedibile popolarità, dall'odio assoluto e assassino di una mafia, dal rancore dei quietisti e dei pavidi, dall'invidia di molti. Saranno forse queste le ragioni che spiegano come nel suo volto oggi coabitino, alternandosi fraternamente, le rughe della diffidenza e le ombre della giovanile fiducia di chi sa che la gioia - e non il dolore - accresce la vita di un uomo. "Sai, questa bolla di solitudine inespugnabile che mi stringe fa di me un uomo peggiore. Nessuno ci pensa e nemmeno io fino all'anno scorso ci ho mai pensato. In privato sono diventato una persona non bella: sospettoso, guardingo. Sì, diffidente al di là di ogni ragionevolezza. Mi capita di pensare che ognuno voglia rubarmi qualcosa, in ogni caso raggirarmi, "usarmi". E' come se la mia umanità si fosse impoverita, si stesse immeschinendo. Come se prevalesse con costanza un lato oscuro di me stesso. Non è piacevole accorgersene e soprattutto io non sono così, non voglio essere così. Fino a un anno fa potevo ancora chiudere gli occhi, fingere di non sapere. Avevo la legittima ambizione, credo, di aver scritto qualcosa che mi sembrava stesse cambiando le cose. Quella mutazione lenta, quell'attenzione che mai era stata riservata alle tragedie di quella terra, quell'energia sociale che - come un'esplosione, come un sisma - ha imposto all'agenda dei media di occuparsi della mafia dei Casalesi, mi obbligava ad avere coraggio, a espormi, a stare in prima fila. E' la mia forma di resistenza, pensavo. Ogni cosa passava in secondo piano, diventava di serie B per me. Incontravo i grandi della letteratura e della politica, dicevo quello che dovevo e potevo dire. Non mi guardavo mai indietro. Non mi accorgevo di quel che ogni giorno andavo perdendo di me. Oggi, se mi guardo alle spalle, vedo macerie e un tempo irrimediabilmente perduto che non posso più afferrare ma ricostruire soltanto se non vivrò più, come faccio ora, come un latitante in fuga. In cattività, guardato a vista dai carabinieri, rinchiuso in una cella, deve vivere Sandokan, Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi. Se lo è meritato per la violenza, i veleni e la morte con cui ha innaffiato la Campania, ma qual è il mio delitto? Perché io devo vivere come un recluso, un lebbroso, nascosto alla vita, al mondo, agli uomini? Qual è la mia malattia, la mia infezione? Qual è la mia colpa? Ho voluto soltanto raccontare una storia, la storia della mia gente, della mia terra, le storie della sua umiliazione. Ero soddisfatto per averlo fatto e pensavo di aver meritato quella piccola felicità che ti regala la virtù sociale di essere approvato dai tuoi simili, dalla tua gente. Sono stato un ingenuo. Nemmeno una casa, vogliono affittarmi a Napoli. Appena sanno chi sarà il nuovo inquilino si presentano con la faccia insincera e un sorriso di traverso che assomiglia al disprezzo più che alla paura: sono dispiaciuti assai, ma non possono.... I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua? Colpa, quale colpa? E' una colpa aver voluto raccontare la loro vita, la mia vita?".<br />Piacciono poco, da noi, i martiri. Morti e sepolti, li si può ancora, periodicamente, sopportare. Vivi, diventano antipatici. Molto antipatici. Roberto Saviano è molto antipatico a troppi. Può capitare di essere infastiditi dalla sua faccia in giro sulle prime pagine. Può capitare che ci si sorprenda a pensare a lui non come a una persona inseguita da una concreta minaccia di morte, a un ragazzo precipitato in un destino, ma come a una personalità che sa gestire con sapienza la sua immagine e fortuna. Capita anche in queste ore, qui e lì. E' poca, inutile cosa però chiedersi se la minaccia di oggi contro Roberto Saviano sia attendibile o quanto attendibile, più attendibile della penultima e quanto di più? O chiedersi se davvero quel Giuseppe Setola lo voglia disintegrare, prima di Natale, con il tritolo lungo l'autostrada Napoli-Roma o se gli assassini si siano già procurati, come dice uno di loro, l'esplosivo e i detonatori. O interrogarsi se la confidenza giunta alle orecchie delle polizie sia certa o soltanto probabile.<br />E' poca e inutile cosa, dico, perché, se i Casalesi ne avranno la possibilità, uccideranno Roberto Saviano. Dovesse essere l'ultimo sangue che versano. Sono ridotti a mal partito, stressati, accerchiati, incalzati, impoveriti e devono dimostrare l'inesorabilità del loro dominio. Devono poter provare alla comunità criminale e, nei loro territori, ai "sudditi" che nessuno li può sfidare impunemente senza mettere nel conto che alla sfida seguirà la morte, come il giorno segue la notte.</p> <p>Lo sento addosso come un cattivo odore l'odio che mi circonda. Non è necessario che ascolti le loro intercettazioni e confessioni o legga sulle mura di Casale di Principe: "Saviano è un uomo di merda". Nessuno da quelle parti pensa che io abbia fatto soltanto il mio dovere, quello che pensavo fosse il mio dovere. Non mi riconoscono nemmeno l'onore delle armi che solitamente offrono ai poliziotti che li arrestano o ai giudici che li condannano. E questo mi fa incazzare. Il discredito che mi lanciano contro è di altra natura. Non dicono: "Saviano è un ricchione". No, dicono, si è arricchito. Quell'infame ci ha messo sulla bocca degli italiani, nel fuoco del governo e addirittura dell'esercito, ci ha messo davanti a queste fottute telecamere per soldi. Vuole soltanto diventare ricco: ecco perché quell'infame ha scritto il libro. E quest'argomento mette insieme la parte sana e quella malata di Casale. Mi mette contro anche i miei amici che mi dicono: bella vita la tua, hai fatto i soldi e noi invece tiriamo avanti con cinquecento euro al mese e poi dovremmo difenderti da chi ti odia e ti vuole morto? E perché, diccene la ragione? Prima ero ferito da questa follia, ora non più. Non mi sorprende più nulla. Mi sembra di aver capito che scaricando su di me tutti i veleni distruttivi, l'intera comunità può liberarsi della malattia che l'affligge, può continuare a pensare che quel male non ci sia o sia trascurabile; che tutto sommato sia sopportabile a confronto delle disgrazie provocate dal mio lavoro. Diventare il capro espiatorio dell'inciviltà e dell'impotenza dei Casalesi e di molti italiani del Mezzogiorno mi rende più obiettivo, più lucido da qualche tempo. Sono solo uno scrittore, mi dico, e ho usato soltanto le parole. Loro, di questo, hanno paura: delle parole. Non è meraviglioso? Le parole sono sufficienti a disarmarli, a sconfiggerli, a vederli in ginocchio. E allora ben vengano le parole e che siano tante. Sia benedetto il mercato, se chiede altre parole, altri racconti, altre rappresentazioni dei Casalesi e delle mafie. Ogni nuovo libro che si pubblica e si vende sarà per loro una sconfitta. E' il peso delle parole che ha messo in movimento le coscienze, la pubblica opinione, l'informazione. Negli anni novanta, la strage di immigrati a Pescopagano - ne ammazzarono cinque - finì in un titolo a una colonna nelle cronache nazionali dei giornali. Oggi, la strage dei ghanesi di Castelvolturno ha costretto il governo a un impegno paragonabile soltanto alla risposta a Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Non pensavo che potessimo giungere a questo. Non pensavo che un libro - soltanto un libro - potesse provocare questo terremoto. Subito dopo però penso che io devo rispettare, come rispetto me stesso, questa magia delle parole. Devo assecondarla, coltivarla, meritarmela questa forza. Perché è la mia vita. Perché credo che, soltanto scrivendo, la mia vita sia degna di essere vissuta. Ho sentito, per molto tempo, come un obbligo morale diventare un simbolo, accettare di essere al proscenio anche al di là della mia voglia. L'ho fatto e non ne sono pentito. Ho rifiutato due anni fa, come pure mi consigliavano, di andarmene a vivere a New York. Avrei potuto scrivere di altro, come ho intenzione di fare. Sono restato, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce? Forse se avessi una famiglia, se avessi dei figli - come li hanno i miei "angeli custodi", ognuno di loro non ne ha meno di tre - avrei un altro equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Non è così. Io ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo - lo so - ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo, ai carabinieri di Napoli che mi proteggono come un figlio, agli uomini che da anni si occupano della mia sicurezza. Non ho il cuore di dirglielo. Sai, nessuno di loro ha chiesto di andar via dopo quest'ultimo allarme, e questa loro ostinazione mi commuove. Mi hanno solo detto: "Robe', tranquillo, ché non ci faremo fottere da quelli là"".</p> <p>A chi appartiene la vita di Roberto? Soltanto a lui che può perderla? Il destino di Saviano - quale saranno da oggi i suoi giorni, quale sarà il luogo dove sceglierà, "per il momento", di scrivere per noi le sue parole necessarie - sono sempre di più un affare della democrazia italiana.<br />La sua vita disarmata - o armata soltanto di parole - è caduta in un'area d'indistinzione dove sembra non esserci alcuna tradizionale differenza tra la guerra e la pace, se la mafia può dichiarare guerra allo Stato e lo Stato per troppo tempo non ha saputo né cancellare quella violenza sugli uomini e le cose né ripristinare diritti essenziali. A cominciare dal più originario dei diritti democratici: il diritto alla parola. Se perde Saviano, perderemo irrimediabilmente tutti.</p></span><h2><span style="font-size:78%;"><em><em>Giuseppe D'Avanzo</em></em></span></h2> <span class="testolungo"></span>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-28054298303520967482008-09-22T15:58:00.002+02:002008-09-22T16:01:55.798+02:00per favore, fermatevi e leggete. Grazie. E' INCREDIBILE A COSA CI SIAMO ABITUATI<h1><b>Saviano, lettera a Gomorra<br />tra killer e omertà</b><!-- fine TITOLO --></h1> <h3><!-- inizio SOMMARIO --><span class="txt12"><i>di ROBERTO SAVIANO</i></span> <!-- fine SOMMARIO --></h3> <div id="multimedia"><div class="fotosxb"><p><!-- fine DIDA --></p> </div> </div><!--end multimedia--> <!-- inizio TESTO --> I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un'anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d'Europa. Se la racconteranno così.<br /> <br />Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.<br /> <br />E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"?<br /> <br />Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?<br /> <!--inserto--><!--/inserto--> <br />Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.<br /> <br />Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di <i>Cicciotto e' mezzanotte.</i> <br /> <br />Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.<br /> <br />Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.<br /> <br />Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al "Roxy bar", uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.<br /> <br />L'11 luglio uccidono al Lido "La Fiorente" di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del "Bar Kubana" e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al "Bar Freedom" di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.<br /> <br />Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.<br /> <br />Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.<br /> <br />Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria "Ob Ob Exotic Fashion" di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.<br /> <br />Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.<br /> <br />Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa "paranza di fuoco". Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.<br /> <br />Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.<br /> <br />Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.<br /> <br />Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.<br /> <br />I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.<br /> <br />E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.<br /> <br />I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti "trafficanti" come furono "camorristi" Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.<br /> <br />Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco "Sandokan" Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.<br /> <br />Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.<br /> <br />Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?<br /> <br />È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.<br /> <br />Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?<br /> <br />Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.<br /> <br />Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo.<br /> <br />Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.<br /> <br />Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.<br /> <br />Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?<br /> <br />Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.<br /> <br />E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente.<br /> <br />Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.<br /> <br />La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma "Cosa Nuova", ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.<br /> <br />Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.<br /> <br />Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.<br /> <br />"Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljo?a. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?<br /> <br />Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.<br /> <br />Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.<br /> <br />Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.<br /> <br />Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.<br /> <br /> <i> Copyright 2008 <br /> by Roberto Saviano <br /> Published by arrangement <br /> of Roberto Santachiara <br /> <!-- do nothing --> Literary Agency</i> <br /> <!-- do nothing --> <!-- fine TESTO --> <p><span class="date">(<i><!-- inizio DATA -->22 settembre 2008<!-- fine DATA --></i>)</span></p>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-25589161931957192902008-09-16T23:43:00.001+02:002008-09-16T23:45:07.420+02:00A mia moglie - Saba<blockquote><br /><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Tu sei come una giovane </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">una bianca pollastra. </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Le si arruffano al vento </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">le piume, il collo china </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">per bere, e in terra raspa; </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">ma, nell’andare, ha il lento </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">tuo passo di regina, </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">ed incede sull’erba </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">pettoruta e superba. </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">È migliore del maschio. </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">È come sono tutte </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">le femmine di tutti </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">i sereni animali </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">che avvicinano a Dio, </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Così, se l’occhio, se il giudizio mio </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">non m’inganna, fra queste hai le tue uguali, </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">e in nessun’altra donna. </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Quando la sera assonna </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">le gallinelle, </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">mettono voci che ricordan quelle, </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">dolcissime, onde a volte dei tuoi mali </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">ti quereli, e non sai </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">che la tua voce ha la soave e triste </span></span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">musica dei pollai.<br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;"><br /><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: left;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Insomma, se qualcuno vi dà della gallina, sorridete e ringraziate!<br /></span></span></p> </blockquote>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-25585662061407520842008-07-11T23:54:00.004+02:002008-07-12T00:45:24.065+02:00gioco di memoria e tempoCosa ho fatto in tutto questo tempo?<br />beh... se seguite le mie foto, che almeno quelle aggiorno, ho proseguito nella scoperta del Nord America.<br /><br />Ho vissuto, nel mio piccolo, ciò che possono aver provato gli scopritori. Con la mia canoa e altri due esploratori, Sarah, dall'Arizona, e Chris, Montreal, a colpi di pagaia abbiamo ammirato le bellezze del parco de La Mauricie.<br />Splendido... presa la canoa abbiamo iniziato l'avventura, davanti a noi acqua e boschi, il silenzio, il sole che si scopriva, le immagini riflesse perfettamente nel lago. Un quadro perfetto... fino a quando...<br />gli altri scopritori, italiani, spagnoli, libanesi e canadesi, ci hanno raggiunto e quindi c'è stata una gran festa!<br />altro che silenzio.. abbiamo mangiato tutti assieme in mezzo al lago sulle nostre canoe e poi, dopo aver raggiunto la riva, abbiamo camminato per raggiungere una bellissimissima cascata!<br />e lì ci siamo tuffati dentro!<br />FANTASTICO!!!!<br />fantastico veramente. L'acqua non era fredda, direi calda (e io sono freddolosa). L'acqua del lago di Garda è dicesamente più fredda!<br />é stato proprio bellissimissimo. Per questo voglio ringraziare<br />ALESSIA (bolognese che sì fa la psicologa del lavoro, ma in realtà è un'incredibile organizzatrice di eventi)<br />PABLO (from Spagna... grazie a lui abbiamo scoperto questo angolo paradisiaco!!!)<br />CINDY e marito (from Canada. Loro hanno fanno il sostegno logisitico, hanno dato le idee ad Alessia e Pablo, ci hanno spronato e hanno riso con noi come dei bambini).<br />IL parco è veramente incredibilmente bello!!!! Da fare... e da stare con la tenda -meglio se canadese ;-)<br /><br />Grazie invece ad Alessandro, e a due suoi amici che ha invitato dall'Italia: Giorgia e Christian, ho scoperto....<br />LA GRANDE MELA!!!!<br />It is AMAZING, it is so huge...<br />è fantastica!<br />Ma ...<br />già, c'è un ma...<br />Ma dopo aver visitato il MOMA, visto le luci, sentito il rumore, assaporato sapori, annusato profumi e odori, toccato vestiti, dentro me avevo dei sentimenti ed emozioni un po' strane. Ero tutta scombussolata.<br />In realtà un'altra Emanuela ha visto una New York così romantica, ha percepito una New York così intimistica. Mi sentivo come "splittata"... dicevo una cosa, ma in realtà non l'avevo mai pensata prima. Affermavo un mio pensiero ma subito dopo pensavo il contrario. Uscivano dalla bocca frasi, parole che non testimoniavano un pensiero profondo, rimuginato, costruito, voluto... pensavo tutto e il contrario di tutto. E al ritorno, mentre scrivevo una cartolina, o meglio, mentre scrivevo la cartolina a Claudio, ho trovato delle parole che potevano riassumere, starci:<br />A la recherche du temps perdu (Alla ricerca del tempo perduto).<br />E come possiamo trovare su Wikipedia, "che sia un tempo interiore o un tempo esteriore, è un tempo che si è perduto; esso è, quindi, legato al passato, ma al contempo è un tempo verso il quale tende il presente".<br />Forse a New York e nei gorni precedenti ho vissuto ciò che Proust definisce "la memoria spontanea o involontaria", cioè quella memoria "sollecitata da una casuale sensazione e che ci rituffa nel passato con un procedimento alogico, che permette <em>di sentire</em> con contemporaneità quel passato, di rivederlo nel suo clima: <em>è l'intermittenza del cuore." </em>C'è un "recupero memoriale basato sull'analogia-identità tra la casuale sollecitazione del presente e ciò che è sepolto nel tempo perduto".<br />Questo procedimento porta "alla vittoria sul tempo e sulla morte, cioè ad affermare noi stessi come esseri capaci di recuperare il tempo e la coscienza come unico elemento che vince la materia e porta alla Verità e alla Felicità.<strong><em> Ricordare è creare. Ri-cordare è ri-creare.</em></strong><br />Secondo Proust, l'intelligenza e lo spirito che riescono a contrapporre Termpo perduto e Tempo ritrovato, sono motivo di grande felicità perchè queste persone riescono ad "eliminare la sensazione di perdita del tempo e permette alla persona di uscire dalla dimensione del tempo reale e riscoprire la verità di un momento della sua esistenza."<br /><br /><em>A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso:"Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercare sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V.</em><br /><em></em><br />Dalla parte di Swann, traduzione Giovanni Raboni, Mondadori.Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-80979594532495545372008-06-25T23:23:00.000+02:002008-06-25T23:24:20.027+02:00Kung Fu PandaYesterday is history,<br />tomorrow is a mystery,<br />but today is a gift.<br />That is why it is called the present.”Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-67481347167107799262008-06-19T15:48:00.002+02:002008-06-19T15:53:54.680+02:00Esequie della guida E.R. Giosué CarducciSpezzato il pugno che vibrò l' audace<br />Picca tra ghiaccio e ghiaccio, il domatore<br />De la montagna ne la bara giace.<br /><br />Giú da la Saxe in funeral tenore<br /><span style="float: right;font-size:70;" id="5" > </span>Scende e canta il corteo: dicono i preti<br />- La requie eterna dona a lui, Signore -<br /><br />- E la luce perpetua l' allieti -<br />Rispondono le donne : ondeggia al vento<br />Il vessil de la morte in fra gli abeti.<br /><br /><span style="float: right;font-size:70;" id="10" > </span>Or sí or no su rotte aure il lamento<br />Vien del mortorio, or sí or no si vede<br />Scender tra' boschi il coro grave e lento.<br /><br />Esce in aperto, e al cimiter procede.<br />Posta la bara fra le croci, pria<br /><span style="float: right;font-size:70;" id="15" > </span>Favella il prete: - Iddio t' abbia mercede,<br /><br />Emilio, re de la montagna: e pia<br />Avei l'alma, e ogni dí le tue preghiere<br />Ascendevano al grembo di Maria<br /><br />Le donne sotto le grmaglie nere<br /><span style="float: right;font-size:70;" id="20" > </span>Co 'l viso in terra piangono a una volta<br />Sopra ì figli caduti e da cadere.<br /><br />A un tratto la caligine ravvolta<br />Intorno al Montebianco ecco si squaglia<br />E purga nel sereno aere disciolta:<br /><br /><span style="float: right;font-size:70;" id="25" > </span>Via tra lo sdrucio de la nuvolaglia<br />Erto, aguzzo, feroce si protende<br />E, mentre il ciel di sua minaccìa taglia,<br /><br />Il <i>Dente del gigante</i> al sol risplende.<br /><br /><div style="text-align: right;"> <p><i>Courmayeur, 28 agosto 1895.</i></p><p style="text-align: left;">Grazie al mio papà che mi ha riscritto questa poesia in una cartolina;<br />anzichè riferirisi al Montebianco mi ha regalato il Brenta!<br /></p><p style="text-align: left;"><br /></p><p style="text-align: left;"><i><br /></i></p> </div>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-86383512476910877432008-06-12T20:54:00.000+02:002008-06-12T20:55:12.693+02:00<p class="EC_MsoNormal"><b><span style="font-size: 15pt; color: rgb(31, 73, 125); font-family: 'Calibri','sans-serif';">La chance, c’est lorsque la bonne préparation rencontre l’occasion. </span></b></p> <p class="EC_MsoNormal"><b><span style="font-size: 15pt; color: rgb(31, 73, 125); font-family: 'Calibri','sans-serif';" lang="EN-US">Luck is when good preparation meets opportunities.</span></b></p>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-91296823176791767262008-05-31T23:26:00.002+02:002008-05-31T23:34:43.956+02:00Signor presidente, dall'estero non riconosco più la mia ItaliaCarissimo Presidente,<br />sono un'italiana residente all'estero ormai da diversi anni, ma nonostante questo sono sempre stata attaccata alla mia cara Italia. I suoi colori, la creatività, la vivacità, genuinità e ospitalità della nostra gente sono tutte cose che fino a pochi giorni fa venivano decantate all'estero come marchio dell'essere italiano e che tanto mi rendevano orgogliosa. <br /><br />Come può ben immaginare, continuo a seguire tutti i fatti di attualità, di politica, di cronaca che riguardano il nostro Paese, e mi creda, mi rattrista dover confessare a Lei e prima ancora a me stessa che mi vergogno dell'Italia ritratta in questi giorni su tutte le prime pagine dei giornali nazionali e internazionali.<br /><br />Signor Presidente ma che succede? Dove è finita la succitata "ospitalità" degli italiani? E' davvero possibile che il sentimento più forte che emerge nella popolazione sia ormai la paura dello straniero, del migrante, dell'immigrato?<br /><br />La sicurezza è certamente un problema serio, ma non penso che il modo giusto di risolverlo sia quello di alimentare la paura e l'intolleranza nei confronti di persone comunitarie ed extracomunitarie. Piuttosto penso che una più attenta politica di integrazione sociale sia la soluzione al problema dell'Immigrazione che a mio avviso, non coincide (come il governo vuole far credere) con il problema della Sicurezza.<br /><br />Siamo in EUROPA e credo sia assurdo leggere ancora sui giornali, titoli come "ragazza italiana violentata da un romeno". Con questo non voglio sminuire affatto la bruttura del reato, mi auguro soltanto che la giustizia faccia il suo corso indipendentemente da chi lo ha commesso. Quindi mi chiedo quale sia il bisogno di sottolineare la diversa nazionalità?<br /><br />Sono una ricercatrice e il mio lavoro mi ha dato la possibilità di uscire fuori dai "nostri confini" e mi creda non ho mai trovato tanta intolleranza come quella che sta nascendo e che si sta alimentando negli ultimi tempi in Italia. <br /><br />Adesso sono in Inghilterra e come lei sa qui di immigrati (comunitari ed extra comunitari) ce ne sono tanti, ma così tanti che non si può più fare una distinzione. Per farle solo un esempio, a Pasqua ero ad Oxford e in Chiesa ho assistito ad uno spettacolo meraviglioso: c'era tutto il mondo rappresentato in quella piccola Chiesa Cattolica. Mi colpì e mi commosse la diversità dei colori della pelle, dei costumi, ma al tempo stesso l'omogeneità e la coralità di tutte quelle persone.<br /><br />Mi chiedo quando in Italia sarà possibile respirare quella stessa atmosfera di integrazione che si trova ormai nel resto d'Europa? <br /><br />Signor Presidente spero tanto che Lei non permetterà al presente governo di inasprire i rapporti tra gli italiani e gli immigrati, spero che Lei alzi la voce davanti a ministri che giustificano e incitano alla pulizia dei campi rom, spero che Lei faccia tutto quello che è in suo potere per rendersi portavoce della necessità di migliorare la politica di integrazione sociale di cui l'Italia ha oggi bisogno per confrontarsi alla pari con il resto del mondo e d'Europa.<br /><br />Fiduciosa nella sua persona e nell'importante carica istituzionale che lei ricopre, la ringrazio per la sua attenzione e le auguro buon lavoro.<br />Cordiali saluti,<br /><br />Maria Vinci<br /><br /><!-- do nothing --><i>(Pugliese, 34 anni, da 5 o 6 si dedica alla ricerca sul cancro. Ha studiato e lavorato a Milano (Ifom) e a Heidelberg in Germania. Ora si trova in Inghilterra) </i><br /><br /><i></i><br />Anch'io la penso così, e sono a Montreal da due mesi...<br />sono terribilmente basita e anch'io mi vergogno!Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-80362242235041313112008-05-29T15:40:00.001+02:002008-05-29T15:49:18.437+02:00in Italia......... gli avrebbero dato la medaglia d'oro e una pacca sulla spalla, sono proprio dei polli da queste parti ;-)<br /><br /><a href="http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/scandalo-julie/1.html" target="_blank">http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/scandalo-julie/1.html</a><br /> <p class="MsoNormal"><a href="http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200805articoli/33208girata.asp">http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200805articoli/33208girata.asp</a></p> <p class="MsoNormal"><a href="http://canada.blogosfere.it/2008/05/harper-in-italia-accolto-dallo-scandalo-di-bernier.html">http://canada.blogosfere.it/2008/05/harper-in-italia-accolto-dallo-scandalo-di-bernier.html</a></p>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-68134712520312037042008-05-23T04:26:00.002+02:002008-05-23T04:38:50.747+02:00TrafficoMartedì mattina stavo andando in dipartimento, quando ho avuto un pensiero.<br />Oggi MTL sembra italiana... cosa sta succedendo?<br />Una lampadina si accende: il traffico!<br />Le strade sono intasate: strano!!!<br />Solitamente le macchine sfrecciano, gli autobus vanno, le bici corrono, i pedoni camminano e gli allenati corrono.<br />E camminando scopro che ci sono dei lavori abbastanza imponenti in down e quindi il traffico è in parte paralizzato. Vedo i poliziotti in moto che fanno la ronda per capire, vedere.<br />Penso: oggi sembra proprio di essere in una città italiana alle 8.30 di mattino!<br />Anche mercoledì mattina vado in facoltà e mi accorgo che il traffico è decisamente più scorrevole. Certo ci sono dei piccoli rallentamenti, ma decisamente meglio del giorno prima. Qua i canadesi lavorano anche di notte? Sarà... ma il merito non è dato dai lavori conclusi, il merito va a chi ha cambiato le regole del traffico. Vedo strade che sono diventate a senso unico, vedo poliziotti che fanno cambi manuali dei semafori, che danno informazioni...<br />tutto per rendere la città più veloce possibile sebbene ci siano grandi lavori in atto... quasi una normalità.Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-72413411238070071832008-05-14T22:58:00.003+02:002008-05-14T23:20:36.526+02:00estetistaAnche a Montréal è arrivata la primavera, anzi: l'estate! e io che speravo di trascorrere una estate al fresco... invece da quanto mi raccontanto l'estate che mi aspetta sarà calda, caldissima, molto molto umida e ricca di zanzare!<br /><br />Morirò, ne sono certa! Speriamo in una estate anomala.<br /><br />Oggi, dopo l'incontro con il mago Forest, sono andata dall'estetista a farmi fare la ceretta.<br /><br />Ne ho scelta una dopo aver visto di persona il luogo: Passion Beauté (150 Ste-Catherine West).<br /><br />Pur essendo in downtown il prezzo non è stato troppo caro (gamba completa meno di 30 euro)... ma certo non ho avuto la sgambatura della MIA estetista preferita: Manuuuuuuu...<br /><br />Comunque le mani di Nataschia erano molto delicate e mi ha tolto (spero) pelo per pelo.<br /><br />Nataschia è una signora di carnagione chiara, occhi azzurri... forse è canadese. Il suo inglese non è fluently, ma penso che sia québécois.<br /><br />Le chiedo se lo è, e mi risponde: No... sono russa! svelato il primo mistero, ecco perchè la sua carnagione è così chiara (qua a Montreal, essendoci più di 50 lingue -per Serena: ecco dove potresti venire a lavorare- trovi tutti i colori).<br /><br />Proseguiamo nella nostra conversazione e scopro che è sposata. Con un russo? NO. Con un canadese? NO!<br /><br />Con un siriano! ovvio...<br /><br />Penso allora: nata qui a Montréal e ha incontrato il siriano. Normale.<br /><br />Secondo errore. Lei è nata in Russia e ha incontrato suo marito in Russia. Dopodichè è andata in Siria per 11 anni e da 7 è qui a Montrèal.<br /><br />Le piace vivere qui, ma non in inverno: troppo lungo, troppo freddo, troppa neve...<br /><br />Le chiedo se vuole tornare in Siria; lei mi risponde che le piacerebbe molto, ma ci sono problemi ora con la guerra, ci sta pure il fuoco in Libano!<br /><br />Proseguiamo nella nostra conversazione e cosa scopro ancora?<br /><br />Che lei è INGEGNERE!!! e fa l'estetista.<br /><br />Non ho il coraggio di chiederle che ingegnere (se mi avesse risposto nucelare sarei crollata); le chiedo, da buona psicologa del lavoro che studia la motivazione, se è felice.<br /><br />Mi risponde di sì. Perchè può lavorare, avere un buon tenore di vita, avere una famiglia... certo "ho perso la mia laurea" (ha proprio usato il verbo <em>"to lose").</em> Ma è felice.<br /><br />Poi mi chiede se io troverò lavoro nella mia città con ciò che sto studiando. Io rispondo di sì, ma non ci credo. E' solo una speranza, la mia!Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-34354561841213036972008-05-11T21:29:00.003+02:002008-12-12T06:14:25.918+01:0011 maggio<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SCdQ9aMPSrI/AAAAAAAAAp0/HFHlONn0T-Q/s1600-h/Canada4b+031+%28Large%29.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://2.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SCdQ9aMPSrI/AAAAAAAAAp0/HFHlONn0T-Q/s320/Canada4b+031+%28Large%29.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5199213310755424946" border="0" /></a><br />Non ho più avuto tempo per aggiornare il mio blog.<br /><br />Sabato scorso sono andata ad Adirondack, negli USA (se non hai ancora visto le foto corri subito sul mio spazio picasa a vederle ;-) http://picasaweb.google.it/emanuela.chemolli ).<br />E' stato molto bello. Siamo partiti alle 7 di mattina e siamo rientrati alle 21. Alla dogana ho avuto il mio permesso turistico per 3 mesi e poi tutta felice abbiamo ripreso il viaggio.<br />Tra le tre escursioni, io ho scelto quella che mi ha portato sul Monte Phelps, a 4160 piedi (circa 1270 metri). 16 kilometri di cammino e un dislivello di 600 metri (intermédiare **)<br />E' stata una bella prima uscita... Ora capisco perché in pullman tutti mi chiedevano se conoscevo le Dolomiti visto che vivo nel Nord Italia (a dire il vero ci vivo dentro). Le dolomiti sono proprio montagne, Adirondack, che è molto amata dai canadesi perché si raggiungono delle buone altitudini, è una "pre-montagna". Un po' come andare sui Lessini.<br />Quante betulle che ci sono! una foresta rigogliosissima. Ma mica così curata come i boschi nelle montagne in trentino. E il sentiero, è un vero sentiero... insomma gli scarponi e i pantaloni si sporcano!<br />Le altre due destinazioni erano Mont Marcy(5244 piedi, anvancé) e Mont Wright (4587, intermédiare *)<br />Ho camminato, ho annusato e soprattutto ho ascoltato: ho ascoltato tutto ciò che la natura mi voleva dire. All'inzio della camminata parlava sottovoce, poi sempre più forte... Ad un certo punto era proprio chiaro! poi, però mi ha donato il tempo della riflessione. Davanti ad un lago ho potuto ammirare in silenzio la bellezza... anche gli alberi in quel momento hanno taciuto... il vento si è acquietato e il sole mi scaldava.<br /><br />Se vi capita di essere da queste parti, andate sul sito www.detournature.com Io sono andata con loro, mi sono trovata molto bene, sono ben organizzati e sono molto simpatici.<br /><br />Il prossimo giro lo farò in Quebec, forse domenica 25 nel Parc de sept chutes de Saint-Zénon.<br /><br />Visto che oggi è la festa della mamma, un regalo direttamente da Marchè Jean Talon. Un mercato stra bellissimo di frutta, verdura, fiori e piante!<br />AuguriManuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-51274438415174401422008-04-18T23:03:00.006+02:002008-12-12T06:14:26.125+01:00Come vola il tempo!<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SA1WT26JlQI/AAAAAAAAAek/-krEgKgpDrU/s1600-h/collage2.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SA1WT26JlQI/AAAAAAAAAek/-krEgKgpDrU/s320/collage2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5191900844584965378" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div>Ciò significa che mi piace, perchè se non fosse così le giornate sarebbero interminabili!<br />E invece mi alzo, vado in laboratorio e poi... è già sera! Cavolo!!!<br /><br />Sto proseguendo nella scoperta della città: il vecchio porto è veramente un gioiello. Però vi consiglio di visitarlo, la prima volta, al crepuscolo. E' emozionante... sembra tuo!<br /><br />Per quanto riguarda il cibo sono andata a mangiare sushi con un gruppo di amici italiani-spagnoli-finlandese. C'è un ristorante (fa parte di una catena), il Kanda Sushi Bar Ristourant, <span id="sxaddr" dir="ltr"><span class="street-address">2045 rue Bishop, prezzo fisso e potete mangiare quanto volete (tra cibo, bere, tasse, mancia abbiamo pagato 30$).<br />Conviene prenotare prima. Il ristorante è pulito e si mangia benissimo! Consiglio un salto nella cucina giapponese a Montreal.<br /><br />Ieri, vista la splendidissima giornata, sono andata a farmi una passeggiata sulla collina di fronte casa, Mont Royal. C'era tantissima gente, ma ci credo... La visuale che si ha dallo chalet toglie il fiato. Vedi la città dall'alto, vedi i grattaceli, l'acqua le montagne... vedi quello che ti mostrano le fotografie ma tu non riesci mai a vedere perchè sei sempre in basso!<br /><br />E poi, continuando la mia passeggiata nell'immenso parco, trovo, come mi spiega Alessandro, "</span></span>una tradizione non scritta di Montreal: appena arriva il tempo bello, ogni domenica si ritrovano centinaia di persone su Mont Royal con i bongo (i bonghi? I don't know... I'm forgetting Italian :-(... la cosa bella è che del tutto naturale non è che ci sia gente che organizzi, ma è uno splendido esempio di autorganizzazione endogena di massa :-)"<br /><span id="sxaddr" dir="ltr"><span class="street-address"><br /><br /></span></span>Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5091868410649951006.post-46636612194777302182008-04-15T03:19:00.004+02:002008-12-12T06:14:26.366+01:00Ieri neve, oggi primavera<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SAQDfVtMyWI/AAAAAAAAAUY/deUqgg7ncnQ/s1600-h/Canada1b+057.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Wc5sGDGEsnI/SAQDfVtMyWI/AAAAAAAAAUY/deUqgg7ncnQ/s320/Canada1b+057.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5189276507575208290" border="0" /></a>Ieri, vista la giornata nevosa, sono andata all'Oratorio di San Giuseppe.<br />E' la chiesa più grande del Canada, ha un visuale splendida su Montreal nord, si trova a 5 minuti da dove abito e... ha un coro "I piccoli cantori" composto da bambini e pre-adolescenti.<br />Un concerto bellissimo: 68 voci scoperte che cantano sempre ad almeno 4 voci.<br />Veramente emozionante!<br />E oggi... sono andata al lavoro. E la giornata, come potete vedere, era splendida: primaverile, con il sole... peccato essere stata rinchiusa in laboratorio!Manuhttp://www.blogger.com/profile/12359979993393357937noreply@blogger.com0